Animali, anche alle Egadi troppa plastica nelle tartarughe
Ami e lenze nello stomaco, impatti con imbarcazioni, ma soprattutto tanta, troppa plastica trovata in tutte le tartarughe marine curate e salvate dal Centro di primo soccorso dell’Area marina protetta (Amp) delle isole Egadi. Perché di plastica in mare ce n’è troppa e loro, le tartarughe, la scambiano per meduse o pesci, insomma per cibo, e la ingeriscono.
Dal 2015, data dell’apertura, in questo Centro di primo soccorso che si trova a Favignana sono arrivate 42 tartarughe (8 solo quest’anno), di cui il 60% recuperate e rilasciate in mare in perfetta salute, mentre le altre decedute a causa di lenze ingerite che avevano compromesso in maniera irrimediabile l’intestino. Il comune denominatore? Al di là del danno o della ferita che presenta la singola tartaruga, tutte hanno ingerito plastica.
Nella maggior parte dei casi, poi, le tartarughe arrivano per problemi di galleggiamento dovuti proprio all’ingestione di plastica. “L’ingestione della plastica provoca delle bolle d’aria nello stomaco delle tartarughe che così non riescono più ad andare a fondo, e quindi a mangiare. Restando a galla, poi, aumenta anche il rischio di impatti con le barche”, spiega Daniela Sammartano dell’Amp Isole Egadi.
Una volta portate al centro, le tartarughe vengono alimentate, in alcuni casi con aggiunta di una sostanza oleosa che aiuta il transito intestinale e quindi l’eliminazione della plastica, anche frammenti di grandi dimensioni e tappi.
Il centro è gestito direttamente dell’Amp ed è composto da due strutture: una comprende ambulatorio, sala operatoria e quattro vasche e ospita le tartarughe appena trovate e che devono essere curate; nell’altra, lo stabulario realizzato con fondi straordinari del ministero dell’Ambiente, si trovano gli animali in pre-liberazione, quelli quasi pronti per tornare in mare.
A portare le tartarughe nel centro sono soprattutto i diportisti. Ma cosa si deve fare se si avvista una tartaruga marina in difficoltà? “Se possibile, prenderla e consegnarla o alla Capitaneria di porto o al centro di primo soccorso. Se non è possibile allertare uno o l’altro, abbiamo un numero dedicato attivo h24”, conclude Sammartano.
(Fonte: Adnkronos)