Coronavirus, scienziati a Conte: “Più fondi e misure coraggiose per la ricerca”
Un “appello urgente” dal mondo della scienza per “misure coraggiose” e soprattutto “fondi adeguati” da destinare subito alla ricerca scientifica. “Se non ora, quando? Nei mesi passati sono stati decisi stanziamenti importanti in Italia e in Europa, la legge di bilancio sta per essere votata e con il Recovery Fund si apre un’opportunità irripetibile”. A rivolgersi con queste parole al premier Giuseppe Conte è la Fondazione Umberto Veronesi e gli importanti studiosi che fanno parte del Comitato scientifico ed etico dell’ente e dell’iniziativa Science for Peace and Health, nata sotto l’ala dell’oncologo Umberto Veronesi, scomparso nel 2016.
“L’emergenza pandemica che stiamo vivendo segnerà il nostro Paese e l’intero pianeta per gli anni a venire”, scrivono gli esperti e il presidente della Fondazione Paolo Veronesi. “Solo ricerca, innovazione e digitalizzazione consentiranno di superare le sfide sanitarie, ambientali e sociali che ci attendono”, avvertono. “Ecco perché, a novembre, in occasione della 12esima Conferenza Mondiale Science for Peace and Health 2020, Fondazione Umberto Veronesi ha rivolto un appello alle istituzioni. Abbiamo chiesto che il finanziamento alla ricerca passi dall’1,43% al 3% del Pil nei prossimi 5 anni”.
“Un obiettivo ambizioso – sottolineano gli esperti – peraltro già suggerito dall’Ue nel 2010 dopo la grande crisi economica, che segue in maniera sinergica la scia di altre importanti iniziative, come il piano proposto dal professor Ugo Amaldi per raddoppiare l’investimento pubblico nella ricerca scientifica, o la proposta di ridurre gli oneri fiscali per l’acquisto dei materiali necessari ai laboratori pubblici per fare ricerca biomedica, o l’appello degli scienziati al Premier (“Per la ricerca 15 miliardi in 5 anni”). Sono proposte che chiedono risposte urgenti e che, in tutta franchezza, sino ad ora hanno avuto risposte deludenti da parte delle istituzioni. Siamo reduci da anni di disinvestimenti e di distrazione politica, di mancata coesione e di assenza di obiettivi strategici. Non possiamo più permettercelo”.
L’appello è a non lasciar passare il treno dei Recovery Fund lasciando a piedi la ricerca. “Dalle bozze del piano di utilizzo dei fondi viste finora non emerge una reale volontà di superare logiche prevalentemente risarcitorie. Chiediamo che alla ricerca scientifica, di base e applicata, siano destinati fondi adeguati. Investire in ricerca non significa ‘spendere’ denaro, ma mettere in moto meccanismi virtuosi, con ricadute importanti sulla vita delle persone, sul lavoro, sull’economia, sulla crescita del Paese. Chiediamo misure coraggiose per rendere il sistema della ricerca più efficiente, equo e produttivo”.
“Serve più personale, i ricercatori italiani sono considerati tra i migliori al mondo, grazie alla formazione su cui abbiamo investito, ma sono pochi quelli che restano nel nostro paese: se non valorizziamo il capitale umano, con concorsi, stipendi e opportunità di carriera allineati agli standard europei, non riusciremo ad arginare la ‘fuga dei cervelli'”, incalzano gli esperti della Fondazione Veronesi firmatari dell’appello. A rivolgersi al premier un lungo elenco di nomi: Carlo Alberto Redi, Giuseppe Testa, Cinzia Caporale, Guido Bosticco, Roberto Defez, Domenico De Masi, Giorgio Macellari, Telmo Pievani, Giuseppe Remuzzi, Alfonso Maria Rossi Brigante, Chiara Tonelli, Maria Benedetta Donati, Alberto Martinelli, Emma Bonino, Guido Barbujani, Marta Dassù, Marco Ottaviani.
Chiedono in coro di “semplificare la burocrazia, stringere le maglie degli sprechi, potenziare e incrementare le infrastrutture, velocizzare il trasferimento di conoscenze dai centri di ricerca al mondo delle imprese. E chi può fare la differenza ora? In prima linea, istituzioni e decisori politici in grado di esprimere una leadership concreta; poi una comunità scientifica coesa e disposta a uscire dai laboratori per parlare alla società, con voce forte e chiara. C’è una storia da scrivere e l’opportunità per farlo è ora. Se abdichiamo a questo compito, il peso delle mancate scelte sarà un tradimento che cadrà sulle spalle dei nostri figli”.
(Fonte: Adnkronos)