Tecnici di laboratorio, concluso il sesto congresso nazionale Fitelab
Si è svolto dall’1 al 3 ottobre scorso a Verona il sesto congresso nazionale della Fitelab (Federazione italiana tecnici di laboratorio biomedico). Gli organizzatori del direttivo veneto, motivati anche dal nuovo patto per salute e dal comma 566, di fronte a nuove prospettive hanno ritenuto necessario avere un approccio “critico” con gli interlocutori, il sottosegretario alla Salute Vito de Filippo e il dirigente Francesco Saverio Proia che hanno risposto all’invito.
I rappresentanti del Ministero, via web, hanno potuto cogliere l’utilità di ridisegnare il profilo di competenza fermo restando il valore e il contributo che i laureati tecnici sanitari danno ai processi diagnostici, assistenziali e alla ricerca.
Nel discorso di apertura, il presidente del congresso Saverio Stanziale ha ringraziato tutti i suoi collaboratori del direttivo veneto e la disponibilità del direttivo nazionale e del presidente Carmelo Laganà.
Il presidente Stanziale, in apertura del congresso, ha dichiarato: “Abbiamo fatto una scelta sotto certi aspetti coraggiosa, nell’intitolare il congresso ‘Slow Medicine Laboratory: it’s the future…’, un titolo scelto per suscitare interesse e curiosità ma principalmente per trasmettere un messaggio forte e incisivo a tutti i professionisti sanitari. Un progetto unitario in cui ‘fare di più non significa fare meglio’, ma si coniuga ad un atteggiamento mentale che riconosce la volontà di appropriatezza e di assunzione di responsabilità”.
“Non va sottovalutato – ha proseguito Stanziale – che i cosiddetti contenuti di appropriatezza siano riferibili ad un sistema di attenzione alla tutela della salute che dovrebbe prevedere una contestuale e non postuma decisa azione sui temi della prevenzione e della educazione a stili di vita che sono alla base di ogni possibile intervento di razionalizzazione di un sistema, che così sarebbe capace di produrre salute come soluzione ad eccessi di sanità e non razionandone l’offerta sanitaria. E cosa dire quando la metodologia di lavoro proposta nella costruzione delle valutazioni di erogabilità e di appropriatezza non tiene conto del processo elaborativo diagnostico utile per arrivare ad una diagnosi di certezza?”.
“Concentrandosi in particolare sulle tecnologie dell’informazione – ha proseguito il vice presidente nazionale Fitelab – si può sostenere come l’evoluzione tecnologica nell’ambito sanitario sia corrispondente al tecnico sanitario. Aiutati anche dalla discussione delle nuove competenze, abbiamo dato il via libera ad una potenziale ed innovativa messa in discussione della attuale organizzazione del lavoro nei nostri laboratori. Assume così una valenza strategica il tentativo di cominciare a delineare quelle competenze necessarie per l’assunzione di responsabilità nella valutazione e scelta della tecnologia e del processo che porta al dato analitico. Un processo di complessiva e sistematica valutazione delle tecnologie sanitarie che rendono una necessaria azione sistematica nell’ambito dell’HTA che include i processi di pianificazione, acquisto e gestione delle apparecchiature diagnostiche. Questo è il risultato di un articolato e partecipato cambiamento organizzativo confacente con la formazione universitaria acquisita e per il nuovo status”.
“In verità, alla luce di una riforma delle nuove competenze, – ha aggiunto Stanziale – va rimarcata la necessità di tornare a investire sulla formazione di base e per assurdo ad un cambio di denominazione in quanto per tanti riduttivo. Il processo di riordino delle relazioni, dei ruoli e delle competenze individuali e di team devono essere funzionali al nuovo sistema salute e alla nuova riforma sanitaria e questo determina un riposizionamento professionale ed un eventuale evoluzione del profilo. Le sfide dovranno essere affrontate ponendo le basi per un nuovo sistema professionale capace di favorire i processi governati da chi li conosce e collocarne le responsabilità di governance separate per aree professionali. In sintesi potere creare dipartimenti delle professioni sanitarie come strumento fondamentale per lo sviluppo professionale e di gestione.La valorizzazione professionale è un investimento assolutamente necessario per avviare le strategie di cambiamento prefigurate dall’evoluzione del Sistema Sanitario”.
“Tutto questo concorre alla realizzazione del nostro progetto, – ha concluso – ovvero un governo strategico delle professioni sanitarie teso al soddisfacimento dei bisogni del cittadino nell’ambito del Sistema Sanitario. Dobbiamo fare scelte coraggiose per affrontare le nuove dinamiche che non devono spaventarci bensì essere promotrici di scelte nette, leggibili e comprensibili a tutti. Non appare accettabile sul piano professionale e assistenziale una scelta dettata con forza da leggi sui diritti/doveri dei professionisti sanitari ma servono economie di scala e condizioni date dal sistema sanitario per un cambiamento culturale verso il futuro. Consentitemi, battersi per difendere la libertà di pensiero è il cardine di ogni etica individuale o di una comunità professionale che aspiri a differenziarsi come stiamo facendo noi in Fitelab”.