Tumore al pene, solo un paziente su dieci ottiene la protesi
Solo il 10% degli italiani che hanno bisogno di una protesi peniena riesce a farsi operare in una struttura pubblica. Per ritornare ad una normale attività sessuale il restante 90% deve affidarsi al privato. L’intervento deve essere inserito quanto prima nei livelli essenziali di assistenza (Lea). E’ questa la richiesta avanzata dall’Associazione Urologi Italiani (Auro) durante il suo 22° congresso nazionale che si chiude oggi a Bologna.
“L’operazione è interamente rimborsata dal sistema sanitario nazionale ma attualmente per motivi economici solo alcuni ospedali riescono a svolgerla – afferma Maurizio Carrino, responsabile della Chirurgia Andrologica dell’Ospedale Cardarelli di Napoli -. Siamo costretti a selezionare i pazienti e di solito diamo precedenza a chi ha dovuto affrontare un intervento chirurgico dopo un tumore. Le protesi di ultima generazione sono semirigide e gonfiabili: possono così garantire un’erezione più fisiologica. I costi però sono alti e non sostenibili per i budget sempre più risicati di molte strutture pubbliche. I pazienti più fortunati riescono talvolta ad essere operati in un’altra regione rispetto a quella di provenienza”.