Vaccini, bene da difendere: “Allarme per cattiva informazione”
Nel corso di due secoli i vaccini hanno salvato milioni di vite umane ed entro la fine di questo decennio avranno evitato, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, 25 milioni di morti, ma i loro benefici a volte vengono messi in discussione da ‘sensazionalismi’ e da un’informazione non corretta.
Una ricerca della Fondazione Censis riporta che il 60% dei genitori italiani ammette di saperne abbastanza sulle vaccinazioni ma il 42% cerca informazioni sul web, che molte volte non sono validate scientificamente, per decidere se vaccinare o meno i propri figli. Per questo si è svolto a Roma Corso di Formazione Professionale per giornalisti “Vaccini bene sociale: impatto sanitario e corretta informazione”, promosso dal Master di I livello “La Scienza nella Pratica Giornalistica” (SGP) della Sapienza Università di Roma.
“Informare secondo regole di trasparenza prima di tutto e limitando il più possibile gli allarmismi, questo è l’approccio giusto quando si parla di vaccinazioni e di malattie infettive – dichiara Marco Cattaneo, direttore de Le Scienze – un esempio di cattiva informazione riguarda proprio la meningite e i casi che si sono avuti in Toscana recentemente, per i quali si è parlato in modo inesatto di epidemia. Il punto è dove attingere alle informazioni. La cosa migliore da fare è attenersi alle fonti ufficiali come il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità o la stessa Oms”.
Ma quanto è effettivamente informata la popolazione sui vaccini? Quali sono i comportamenti rispetto a questa pratica preventiva? Le risposte arrivano da un’indagine condotta dal Censis su 1.000 genitori tra i 22 e i 55 anni con figli di età compresa tra gli 0 e i 14 anni.
Il 70% degli intervistati dichiara di saperne molto o abbastanza di vaccinazioni, sebbene solo un esiguo 5,6% individui correttamente almeno quattro vaccinazioni obbligatorie. Emerge chiaramente il ruolo dei media e in particolare del web. Quasi la metà del campione, il 48,6%, attinge dai social media le informazioni inerenti le vaccinazioni e oltre il 42% cerca informazioni sul web per decidere se far vaccinare o meno i propri figli; una percentuale non trascurabile, il 7,8%, sceglie di non vaccinarli proprio a seguito di quanto letto in rete. Molto alta la percezione del rischio sulla meningite (67%) tanto che un 46% afferma di esserne spaventato e tuttavia il 14,1% non ha vaccinato i figli e non ha intenzione di farlo, mentre solo il 9% dice di non sapere che esistono vaccini contro la meningite. In particolare, tra gli intervistati il 33% dichiara di conoscere il nuovo vaccino anti-meningococcico B, ma il 67% non ne sa niente.
“La ricerca evidenzia una conoscenza sommaria delle vaccinazioni da parte dei genitori, che lascia però intravedere un nuovo approccio culturale nei confronti delle vaccinazioni, in cui alla dimensione pubblica dell’obbligatorietà si affianca sempre di più quella della consapevolezza e della scelta individuale – afferma Ketty Vaccaro, direttore welfare Fondazione Censis – nonostante l’alta percezione del rischio riguardo alla meningite, ancora resta molto da fare per informare i genitori sull’introduzione di nuovi vaccini contro questa drammatica malattia infettiva. Il 91,1% dei genitori è consapevole che i vaccini hanno debellato malattie importanti e che rappresentano un obbligo sociale per difendere se stessi e la collettività, ma non mancano dubbi ed incertezze sulla sicurezza dei vaccini che evidenziano una precisa domanda informativa da parte dei genitori, comunque disponibili in larga parte a vaccinare i propri figli anche con un nuovo vaccino come quello contro il Meningococco B. È necessaria un’informazione mirata e autorevole che si avvalga anche di campagne di sensibilizzazione con interventi nelle scuole e che preveda un ruolo di accreditamento da parte del Servizio Sanitario Nazionale, sostanziato anche nella gratuità dell’offerta vaccinale da parte di tutte le Regioni”.